Da pochissimo le sconvolgenti rivelazioni delle ricerche di Brien Foerste hanno dato una grande notorietà a Paracas o meglio ai suoi testi allungati. Partiamo dal secolo scorso quando l’archeologo Julio Tello scoprì un’antichissima necropoli i cui corpi non solo erano avvolti in paramenti e tessuti di apprezzabile manifattura, ma presentavano i teschi con una forma allungata. La spiegazione data fu la più logica: non solo in Sud America, ma in molti paesi nel mondo era diffusa l’usanza di fasciare con strette bende, ma anche con stecche di legno, i crani dei bambini appunto per allungarli e conferire così un segno distintivo, forse di superiorità rispetto ad altre etnie. Invece ora, ma si aspettano dimostrazioni scientifiche, il signor Foerste ha destato scalpore sostenendo che si tratti invece di civiltà “non umane”. Non ci dilunghiamo oltre sugli esami e le conclusioni rimbalzate da pochissimo in internet, ma ti invitiamo ad andare a Paracas, finora famosa soprattutto per essere il piccolo porto da cui partono le gite per le isole Ballestas: due ore circa di navigazione per avvistare pinguini, foche e leoni marini e molte specie di uccelli (forse troppe…meglio infatti dotarsi di un cappellino, dal momento che volteggiano sopra la tua testa a centinaia). Costeggiando in barca Paracas poi si può anche vedere il “Candelabro”, noto geoglifo (è alto più di 180 metri quindi è ben visibile).
Da Paracas si raggiunge (in circa tre ore di auto) Nazca da cui, con un piccolissimo aeroplano, si sorvolano le famose linee: circa 40 minuti di volo per vedere il condor, il colibrì, il ragno e altre figure.